Ah se i politici iniziassero a meditare…

 

La politica sembra essere diventata niente più che lo sport degli intellettuali, tifoseria da stadio, fede calcistica. L’ideologia acceca, non permette di attuare scelte giuste e appropriate. Se c’è una cosa che mi innervosisce, è vedere i politici smettere di usare la ragione nel momento in cui parla un avversario. Invece di ascoltare e provare a sentire se l’altro ha qualcosa di valido da dire, lo si osteggia, gli si dà contro ancora prima di aver sentito la sua proposta. In nome dell’ideologia si cerca sempre di tirare acqua al proprio mulino, e così, il bene comune, il bene del cittadino, passa sempre in secondo piano.

 

Come uscire da questa impasse?

 

Sono stati mesi pieni di odio, paura, incertezza, violenza psicologica e verbale, quando invece, soprattutto in un momento come questo, avremmo avuto bisogno di consapevolezza, d’imparare a fermarci e ascoltare l’altro e ascoltarci nel profondo, anche se questo può far paura, anche se quello che potrebbe venire fuori dovesse non piacerci.

 

Ora bisognerebbe riscoprire la gentilezza, l’umiltà, il non-giudizio.

 

Come? Con la meditazione.

 

Già in un articolo del Guardian del 2017, il padre della mindfulness, Jon Kabat-Zinn, disse: “Le persone stanno perdendo la testa. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno per svegliarci”.

 

Abbiamo bisogno di consapevolezza. I politici, per esempio, potrebbero iniziare a frequentare il protocollo basato sulla mindfulness per la riduzione dello stress (Protocollo MBSR ). Otto incontri di gruppo per un paio di mesi, mettendo insieme persone di sinistra, di destra e di centro.

 

 

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